Home » San Timoteo
Timoteo, quando iniziò a collaborare con l’apostolo Paolo, era assai giovane, probabilmente molto timido e con alcuni problemi di salute (difficoltà gastriche). Tuttavia questo non ha ostacolato la collaborazione come discepolo fedele dell’Apostolo delle genti. Paolo lo volle con sé per numerose missioni presso le nuove Chiese da lui fondate. Il Cardinal Carlo Maria Martini, predicando negli anni ’90 due corsi d’Esercizi sulla figura di San Timoteo, uno a Milano e l’altro in Niger, ebbe a dire: “Timoteo è anche coautore di alcune lettere di Paolo e destinatario di due di esse: è formatore di cristiani a partire dalla formazione e dall’esempio di vita del suo maestro”.
Un altro tratto caratteristico della figura di Timoteo è il fatto che non ebbe mai contrasti con Paolo, proprio perché, di carattere mite e condiscendente, si piegava volentieri al carattere non facile del maestro. Proseguiva a tal proposito, il Cardinal Martini: “Si ha l’impressione che Timoteo corregga in qualche modo la durezza di Paolo, che metta pace e infonda calma, pur portando il peso di una responsabilità in seconda posizione.
Tuttavia anch’egli ha il suo lato debole: è fragile, avverte la solitudine quando rimane solo, si sente frustrato e indeciso, ed è bello, a mio avviso, specchiarsi nei suoi doni e nei suoi momenti di difficoltà, di prova”.
I resti venerati di San Timoteo, nel 356, da parte di un certo Artemio, prefetto d’Egitto e plenipotenziario dell’imperatore Costanzo, nel tempo delle persecuzioni ariane contro i cattolici, furono asportati, e insieme a quelli di Sant’Andrea e San Luca, furono portati nella Basilica degli Apostoli di Costantinopoli. Alcuni documenti attestano che queste tre reliquie furono provvisoriamente portate a Milano, nella Basilica dei Santi Apostoli a Porta Romana, ma è più attendibile la versione di altri studiosi che affermano una traslazione dei corpi di San Timoteo ed di Sant’Andrea, da Costantinopoli a Termoli; vediamo come: ci sono due elementi determinanti, nel corso di questa vicenda, il primo è l’amicizia tra veneziani, ragusani (abitanti dell’attuale Dubrovnik) e termolesi e il secondo indizio molto importante è la Quarta Crociata (1202-1204) per liberare i luoghi santi. I crociati chiesero l’aiuto navale alla Repubblica di Venezia e l’esercito crociato stette fermo molto tempo a Termoli. Poi l’armata partì ma la meta finale non fu la Terra Santa, bensì Costantinopoli, perché i veneziani avevano forti interessi commerciali nel conquistare i mercati verso l’Oriente e Costantinopoli era il passaggio obbligato. I crociati, stanchi di stare a Costantinopoli, presero le reliquie di San Timoteo e di Sant’Andrea e le portarono a Ragusa (in Croazia) e attraverso questa città della costa slava, giunsero il 12 aprile 1204 a Termoli. Termoli era una zona di passaggio dei pellegrini e il patrono di quella città era il Vescovo San Basso. Nel 1220 fu iniziata la costruzione della Cattedrale; pochi anni dopo però, nel 1239, a causa della guerra tra i veneziani e Federico II, per paura che le reliquie di San Timoteo fossero trafugate, il Vescovo Stefano le nascose nella cripta della Cattedrale dove si veneravano i resti di San Basso.
Le reliquie rimasero così nascoste, senza che nessuno sapesse dove, ben 700 anni!
Termoli, durante la Seconda Guerra Mondiale, fu preservata dai bombardamenti e i termolesi, con l’aiuto attivo dell’Azione Cattolica, decisero di restaurare la cripta di San Basso, come ringraziamento per la sua protezione. I lavori iniziarono nell’aprile del 1945. L’11 maggio, gli operai all’opera, nel pavimento della cripta in un certo punto sentirono come del vuoto al di sotto. Sollevarono la pietra e trovarono una lapide e un cassettina di legno. La lapide diceva: “Anno del Signore 1239: qui riposa il corpo di San Timoteo, discepolo dell’apostolo Paolo. Qui pose il Vescovo termolese Stefano, insieme al Capitolo della Cattedrale”. La cassetta di legno, a contatto con l’aria e la luce si frantumò e comparvero delle ossa umane. Subito furono esposte e venerate. Negli anni ’90 il Vescovo Mons. D’Ambrosio decise di istituire una commissione medica, per analizzare i resti e convocò alcuni primari dell’ospedale San Timoteo di Termoli ed un celebre anatomopatologo.
Dall’esame risultarono ossa dell’epoca di Timoteo, di un uomo di circa 60 anni e logorate dall’abbondante cammino.
Era San Timoteo, anche perché mai nessun’altra città o Chiesa ne aveva rivendicato la presenza! Furono studiate anche le pietre della cripta e furono trovati due indizi importantissimi: in due luoghi diversi della cripta c’erano scolpiti una stella di Davide e il cosiddetto “nodo di Salomone”. Questi due segni scultorei , nella storia, significano che lì era sepolto un “tesoro”. In particolare il nodo di Salomone, nella cultura e nella storia, indicava proprio una sepoltura insigne, poi all’esterno della Cattedrale erano scolpite a graffito tante croci, segno del passaggio di molti pellegrini. Infatti a Termoli transitavano i pellegrini che venivano da Loreto e che andavano a Monte Sant’Angelo a venerare San Michele o verso Brindisi per imbarcarsi in direzione della Terra Santa.
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